«Si direbbe che l’uomo, il quale cerca invano la sua esistenza e da ciò trae una
filosofia, ritrovi solo nell’esperienza della realtà simbolica la via del ritorno a quel
mondo in cui egli non si sente straniero» (Jung)


Arte e design si uniscono emblematicamente nell’opera di Francesco Mazzi dove,
attraverso i cicli pittorici denominati: “Fantasy” e “Myths & Legends”, sviluppa
quell’ambita simbiosi tra miti, leggende e creatività contemporanea, manifestando
un punto di connessione tra occidente e oriente. Mazzi è fermamente attratto dalla
pura bellezza che rinviene ogniqualvolta si riferisca ai canoni estetici dell’antichità,
specialmente europea, in cui sente nel Cuore, l’emblema del bello e nel Simbolo,
la vera armonia. Non può che rimanere incantato anche dall’originario stile
artistico del luogo che lo ospita, il Giappone, dove l’arte, sintetica e diretta, lo
affascina e lo imbeve soprattutto per le simbologie e l’eloquente eleganza silente
d’espressione. Entrambi i popoli portano con sé un ricco patrimonio culturale ed
estetico e trasmettono, seppur con interpretazioni diverse, la pulsione dell’energia
della nascita della vita e che risiede, principalmente, in quella natura incontaminata
fatta di fragile bellezza e di cicli regolari, microcosmi e movimenti intrinsechi che
pullulano di Vita in ogni suo respiro. È la Vita delle piccole cose che traspare
dall’opera di Mazzi Fine Art, e per questo non ammette il troppo decorativismo,
che sottende alla ricerca di simulare il vero, ma ritiene solo di enunciarlo,
cosicché, la sua arte è diretta, nella narrazione e nello svelarsi. E così, proprio
in quei coaguli di materia che pulsano e vibrano all’interno dei quadri, si va via
via materializzando, nella stesura precisa data dall’inserimento attento di colori
a olio, pigmenti, oro 24K, platino, argento e diamanti, conchiglie, l’elemento,
dove l’uomo o la donna sono inseriti solo per simbologia. L’arte pittorica si fa
così altorilievo e tende al tutto tondo nel suo modellato, accentuandone gli effetti
plastici nella calibrata matericità. Da questi risultati di sperimentazione e ricerca
nasce e viene brevettato, con paternità internazionale riconosciuta e registrata,
il concetto “3D FRAME PUSH-UP”, di cui la Mazzi Fine Art detiene i diritti, e
dove la tela e la cornice sono concepite come un unico corpo, elemento questo
ritenuto molto interessante e innovativo. La precisione meticolosa nell’esecuzione,
la cura del dettaglio, vedi anche le cornici realizzate con l’essenza di Paulownia
giapponese, la ricerca del titolo con tutte le sue attinenze rivolte al soddisfare quel
vivo messaggio interno nato dalla pulsione creativa che si vuole fare forma, tutti
questi costituenti connotano nell’arte di Mazzi, l’unicità dell’atto di produzione,
raggiunto e soddisfatto, grazie alla liturgica lentezza d’esecuzione e a una
meticolosa attenzione dell’origine dei materiali da usare. Se l’artista giunge a
questa innegabile maturità e accuratezza del proprio linguaggio, attraverso una
paziente trascrizione del suo pensiero, è sicuramente dovuta alla meditazione e
al voler risolvere un progetto ben preciso e chiaro, compiuto in ogni particolare
nella mente. Dunque niente è dato al caso, ma tutto fa parte di un disegno ben
preciso. La simbologia lega i vari elementi rappresentati che sono ricorrenti
nell’opera, come: Sole, Luna, Farfalla, i Fiori che rappresentano, attraverso i loro
petali, quel sottile legame verso l’eternità, una goccia, un germoglio inatteso,
il lavorio incessante delle api, l’imponenza dell’albero con la sua simbologia,
tutto inserito tra cielo e terra, acqua e luce. Il devozionale rispetto verso questi
elementi figurali, ambientati nel teatro metafisico di un’immota natura, fermata
nell’attimo della scena riportata, ne decora la propria fragile bellezza e raccoglie
nel luogo cui si riferisce, le antiche memorie di un’origine che è comune a tutti. I
simboli così si svelano, si pesano e controbilanciano uno con l’altro, si pongono
davanti allo specchio e principia la danza degli opposti che troverà il proprio
equilibrio nel confronto. Eternità, rigenerazione, il senso dell’Infinito e della
ciclicità, si dispiegano lì, dove tutto trova pace, una volta che il nostro sguardo
si rivolge a Lei, di fronte allo spettacolo della notte. E la direzione, in chiusura
del giorno, è tracciata da quel richiamo della luce argentea che sempre presente
avvolge e accoglie. Lei è padrona e detentrice della Vita. Poi ancora simbolismi
legati alla metamorfosi, alla forza del cambiamento e al coraggio di affrontare
qualsiasi trasformazione come un fermo atto di coraggio, per riuscire a vivere e
sopravvivere. Per giungere poi al perché, all’accettazione della luminosa Vita e
il suo lato oscuro, che affascina, ma non si conosce, che incuriosisce, ma talvolta
ci allontana… e di nuovo, poi tuffarci nella forza evocativa della carpa che si
fa perseveranza, fedeltà, e portatrice di energia e forza, anticonformista perché
affronta controcorrente le avversità insidiose dell’acqua, nell’incessante fluire della
vita. E vorrei soffermarmi proprio su questo simbolo orientale che vuole premiare i
propri sforzi e sacrifici, sottolineando che, chiunque attivi con la forza di volontà:
il genio, la creatività e l’umiltà di mettersi sempre in gioco, può raggiungere
importanti risultati, senza però dimenticare mai il vero valore che dimora nelle
piccole cose. Lì risiede il vero tesoro, la preziosità dell’esistenza.

Raffaella Ferrari